(…) Eccomi di fronte a questi fogli non più bianchi a interrogarmi, a incantarmi, a riflettere. L’impatto è forte, anche se non immediato richiede: slittamenti progressivi, come ogni piacere che si rispetti.
Sento la sapienza del tratto, della (s)composizione, dei colori (anzitutto primari).
Mi interrogo fin dove la ragione generi bellezza, e quanto il sonno ne minacci l’essenza. Loro, mi dico, sono fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, ma anche gli incubi. Nel dormiveglia percepisco il caldo e il freddo, la Gioia e il dolore, la luce pulsante la muta oscurità.
Il reticolo del tratto nero li ancora e li eleva, si torce e si aggroviglia, li scandisce e li sedimenta come ammassi di rocce.
Percepisco il ricordo di un percorso, tanto più sensibile perché dentro ognuno di noi (a caso da lascaux e Altamira a Chagall e Schiele e Bacon), patrimonio comune.
O forse bisognerebbe dire matrimonio, in nome di una qui reiterata dea madre il cui grembo ci genera e ci accoglie anche nella pittura.
Altrettante tracce di un discorso amoroso che si fa materia e vita, animale, vegetale, minerale, un tutt’uno. (…)
(Estratto dalla presentazione alla Personale del 2010 presso Associazione Sassetti Cultura Milano)
Lorenzo Pellizzari
“In tempi in cui il peso prevale sul segno, è bello che qualcuno faccia prevalere il segno sulla pesantezza dei tempi.”
Attilio Zanchi
OPERE ESPOSTE